21 dicembre 2011

Mare / Sea

Sei mondo 
il ricordarlo stride.
Il fiume a lungo pellegrina
alfine s’allaccia a te slegato.
Desti al sole i monti;
nel fondo sei la notte delle notti.
Dal pulviscolo animale al capidoglio,
dal nero primordiale ai colori ultimi
forti più d’ogni fantasia,
hai tutto e sei uno,
cangiante impero
che bagni nell’aurora l’orizzonte
e a notte par che avanzi
su strascico lunare.
Fissarti è lasciare questo porto:
gesso le membra partono lontane
affoga l’udito nel tuo suono levigato
lo sguardo nulla palpa attorno.
Son con me ora il respiro
la pace di chi avanti
ha misura umana
men che di lombrico.
Un naufrago in lontananza!
Il pensier mio
in urlo già
d’ormeggio.


03 dicembre 2011

Monte / Mountain

Respiri all'impiedi
in zimarra di rughe
e non parli
che lontani silenzi,
voci d'aria
che mai commisero parola.
In cuore ai tuoi profili immacolati
veli non cadono,
appassiscono nevi
in rinascite d'acqua vergine,
che in basso ora s'appresta segnata
dono più alto
cacciato di frodo.
A sera sei calice blu.
In te abbassa ciglia il sole.
A diramar stelle
attorno ai tuoi netti contorni
ecco dilagare (stormo di soffi)
frugale pace
vermiglio sonno
al sole mai dato.
Pescato l'insonne
tu monte sei faro alla luna.
Nulla frange sul tuo cuor di roccia:
la valle ti prega,
le nubi son grumi perlacei
che osservi arrivare
e che lieto uguale
osservi partire.
Non un disegno dai loro in serbo,
il farlo è umano soltanto.
Ad altezza di ventre
si spinge dorato il bosco:
l'ancor transitato scalino terrestre.
Apri mani
verde velluto
al silente banchetto
di greggi e pastori.
All'aquila privilegio
dai del bacio.

22 novembre 2011

Cipresso / Cypress


Se quercia del vasto abbraccio
di faville merlettate sei regina,
candelabro dai mille bracci rampicanti;
cipresso del nero vertical distacco
volto a trapassar aerei strati
sei re, dardo stretto a sé per altro.
Marziale goccia sospesa sull’uscio dell’arrivo
un sospirare uno dal bagnar terra e discesa.
Monaco delle conifere.
Retto su gamba (cute elefantata).
Orante al limitar del vuoto
insieme a chiusura d’ornamento
e  dolo; attorno richiami assenti,
 sopramarino cimitero d’oro.
Quel verde bruno che ti staglia
mai decade: al suolo son da sempre
sconosciuti abbandoni che non spargi.
Massa vegetale rattieni all’asse verticale
che in due ti taglia: spazio dell’esterno
è  quello interno, il tempo parimenti
mai scolora né accalora la tua veste sola.
Cipresso, albero come pochi puntato
e  puntuto, dimmi, dove alzare
il basso sguardo a seguire l’immaginaria
direzione del tuo slancio?
Sul cielo di questo grigio,
di quell’azzurro?
Sopra,
più in alto ancora,
sin a rovesciamento?


11 novembre 2011

Suggestioni...


"Gambi"
olio, acquerello, sabbia
cm 34 x 49




"Risalita"
acquerello
cm 34 x 49


"Analfabetiere"

30 ottobre 2011

Punte 2/ Tips 2


Olio su tavola

Ombra/Shadow

                                                          
                                Neghi luce per la quale, non nera,
                        ma di un velo incolore, caldo minore,
                        sei al mondo fin dall’era del sole.
                        Segnata a star dietro alle cose,
                        a spingerle fuori come fossero vere,
                        allungare scorciare per indotta ragione,
                        tu, ombra, devi,
                        altra non v’è soluzione.
                        Su obliqua calata paterna,
                        testa dall’oggetto netta separi;
                        suprema salita, nell’oggetto rinserri:
                        canti nel mezzogiorno scandito canto beato
                        di luce su luce.
                        Nel mare deserto, ombra,
                        non sei appesa che al vento,
                        ma a notte,
                        tra tremori del piatto,
                        luna butta tronco d’argento:
                        su scia diamantata
                        passi
                        e par che rovesci, allora,
                        lo scuro nel chiaro.

27 ottobre 2011

Croce 6/Cross 6

Quercia/Oak

                                   A non dimenticabile possanza
                        l’esister tuo è a norma evocato.
                        Nome femminile, non è un caso,
                        a battezzarti da radice
                        a ramo: quercia, albero amato.
                        Su strade di campagna lastricate a ghiaia
                        libero (non pedinato) tra segreti tuoi sperduto
                        spoglio di giudizio e storia e sparo
                        fermo ho contemplato.
                        Chioma, nube di fini fonde verdi foglie,
                        alzi all’aria,
                        l’astruso cielo a setacciare; se razza sei
                        che nell’autunno scolora e smagra
                        ecco orchestrata grafia di rami viaggiatori
                        arrampicare vuoti, coronar lisce trasparenze
                        gotiche vetrate al tronco infitte.
                        Ogni ramo in fuga (ramo liberato)
                        in scala è gemello
                        al ramo da cui fugge (ramo liberatore).
                        Di così incestuoso viluppo dunque
                        una soltanto parrebbe la chiave:
                        una mandata e l’equivalente 
                        a spiral ritorna a spiral diparte.
                        Del frutto anche non fai risparmio
                        ligneo marmo dal sentinellar titano.
                        Nell’humus spandi, quando non son nettare
                        per molossi, perle opache, gingilli levigati
                        in capo corrugata grana elmo minio.
                        A provar radici attorte
                        sorelle al fondo
                        su mozzi cigli inospitali
                        inclini la tua fronte,
                        a contar bacche e more,
                        a visitar l’umane ore.
                        Ma dal basso (universal copione)
                        insidia sale: edere unghiate
                        coron di spine
                        ti negheranno il sole.

Motore immobile/Unmoving engine


cm 70x10
Olio su tavola

Due/Two

20 ottobre 2011

Antro 13/Cave 13

/

cm 80 x 80
Sabbia, ferro, olio su tavola

"L’esperienza estetica deve contribuire all’unione e non alla dispersione, deve operare una dilatazione liberatrice e non una compressione passionale; deve colmare e alleggerire, non eccitare e appesantire”


"Aesthetics experience should contribute to union and not to dispersion, it should create a dilatation which gives you freedom and not a passionate compression;it should tranquillize and relieve, it shouldn’t excite and weigh down”