28 dicembre 2011
21 dicembre 2011
Mare / Sea
Sei mondo
il ricordarlo stride.
Il fiume a lungo pellegrina
alfine s’allaccia a te slegato.
Desti al sole i monti;
nel fondo sei la notte delle notti.
Dal pulviscolo animale al capidoglio,
dal nero primordiale ai colori ultimi
forti più d’ogni fantasia,
hai tutto e sei uno,
cangiante impero
che bagni nell’aurora l’orizzonte
e a notte par che avanzi
su strascico lunare.
Fissarti è lasciare questo porto:
gesso le membra partono lontane
affoga l’udito nel tuo suono levigato
lo sguardo nulla palpa attorno.
Son con me ora il respiro
la pace di chi avanti
ha misura umana
men che di lombrico.
Un naufrago in lontananza!
Il pensier mio
in urlo già
d’ormeggio.
19 dicembre 2011
03 dicembre 2011
Monte / Mountain
Respiri all'impiedi
in zimarra di rughe
e non parli
che lontani silenzi,
voci d'aria
che mai commisero parola.
In cuore ai tuoi profili immacolati
veli non cadono,
appassiscono nevi
in rinascite d'acqua vergine,
che in basso ora s'appresta segnata
dono più alto
cacciato di frodo.
A sera sei calice blu.
In te abbassa ciglia il sole.
A diramar stelle
attorno ai tuoi netti contorni
ecco dilagare (stormo di soffi)
frugale pace
vermiglio sonno
al sole mai dato.
Pescato l'insonne
tu monte sei faro alla luna.
Nulla frange sul tuo cuor di roccia:
la valle ti prega,
le nubi son grumi perlacei
che osservi arrivare
e che lieto uguale
osservi partire.
Non un disegno dai loro in serbo,
il farlo è umano soltanto.
Ad altezza di ventre
si spinge dorato il bosco:
l'ancor transitato scalino terrestre.
Apri mani
verde velluto
al silente banchetto
di greggi e pastori.
All'aquila privilegio
dai del bacio.
in zimarra di rughe
e non parli
che lontani silenzi,
voci d'aria
che mai commisero parola.
In cuore ai tuoi profili immacolati
veli non cadono,
appassiscono nevi
in rinascite d'acqua vergine,
che in basso ora s'appresta segnata
dono più alto
cacciato di frodo.
A sera sei calice blu.
In te abbassa ciglia il sole.
A diramar stelle
attorno ai tuoi netti contorni
ecco dilagare (stormo di soffi)
frugale pace
vermiglio sonno
al sole mai dato.
Pescato l'insonne
tu monte sei faro alla luna.
Nulla frange sul tuo cuor di roccia:
la valle ti prega,
le nubi son grumi perlacei
che osservi arrivare
e che lieto uguale
osservi partire.
Non un disegno dai loro in serbo,
il farlo è umano soltanto.
Ad altezza di ventre
si spinge dorato il bosco:
l'ancor transitato scalino terrestre.
Apri mani
verde velluto
al silente banchetto
di greggi e pastori.
All'aquila privilegio
dai del bacio.
29 novembre 2011
22 novembre 2011
Cipresso / Cypress
Se quercia del vasto abbraccio
di faville merlettate sei regina,
candelabro dai mille bracci rampicanti;
cipresso del nero vertical distacco
volto a trapassar aerei strati
sei re, dardo stretto a sé per altro.
Marziale goccia sospesa sull’uscio dell’arrivo
un sospirare uno dal bagnar terra e discesa.
Monaco delle conifere.
Retto su gamba (cute elefantata).
Orante al limitar del vuoto
insieme a chiusura d’ornamento
e dolo; attorno richiami assenti,
sopramarino cimitero d’oro.
Quel verde bruno che ti staglia
mai decade: al suolo son da sempre
sconosciuti abbandoni che non spargi.
Massa vegetale rattieni all’asse verticale
che in due ti taglia: spazio dell’esterno
è quello interno, il tempo parimenti
mai scolora né accalora la tua veste sola.
Cipresso, albero come pochi puntato
e puntuto, dimmi, dove alzare
il basso sguardo a seguire l’immaginaria
direzione del tuo slancio?
Sul cielo di questo grigio,
di quell’azzurro?
Sopra,
più in alto ancora,
sin a rovesciamento?
19 novembre 2011
15 novembre 2011
11 novembre 2011
09 novembre 2011
05 novembre 2011
30 ottobre 2011
Ombra/Shadow
Neghi luce per la quale, non nera,
ma di un velo incolore, caldo minore,
sei al mondo fin dall’era del sole.
Segnata a star dietro alle cose,
a spingerle fuori come fossero vere,
allungare scorciare per indotta ragione,
tu, ombra, devi,
altra non v’è soluzione.
Su obliqua calata paterna,
testa dall’oggetto netta separi;
suprema salita, nell’oggetto rinserri:
canti nel mezzogiorno scandito canto beato
di luce su luce.
Nel mare deserto, ombra,
non sei appesa che al vento,
ma a notte,
tra tremori del piatto,
luna butta tronco d’argento:
su scia diamantata
passi
e par che rovesci, allora,
lo scuro nel chiaro.
27 ottobre 2011
Quercia/Oak
A non dimenticabile possanza
l’esister tuo è a norma evocato.
Nome femminile, non è un caso,
a battezzarti da radice
a battezzarti da radice
a ramo: quercia, albero amato.
Su strade di campagna lastricate a ghiaia
libero (non pedinato) tra segreti tuoi sperduto
spoglio di giudizio e storia e sparo
fermo ho contemplato.
Chioma, nube di fini fonde verdi foglie,
alzi all’aria,
alzi all’aria,
l’astruso cielo a setacciare; se razza sei
che nell’autunno scolora e smagra
ecco orchestrata grafia di rami viaggiatori
arrampicare vuoti, coronar lisce trasparenze
gotiche vetrate al tronco infitte.
Ogni ramo in fuga (ramo liberato)
in scala è gemello
al ramo da cui fugge (ramo liberatore).
Di così incestuoso viluppo dunque
una soltanto parrebbe la chiave:
una mandata e l’equivalente
a spiral ritorna a spiral diparte.
Del frutto anche non fai risparmio
ligneo marmo dal sentinellar titano.
Nell’humus spandi, quando non son nettare
per molossi, perle opache, gingilli levigati
in capo corrugata grana elmo minio.
A provar radici attorte
sorelle al fondo
su mozzi cigli inospitali
inclini la tua fronte,
a contar bacche e more,
a visitar l’umane ore.
Ma dal basso (universal copione)
insidia sale: edere unghiate
coron di spine
ti negheranno il sole.
23 ottobre 2011
20 ottobre 2011
Antro 13/Cave 13
cm 80 x 80
Sabbia, ferro, olio su tavola
"L’esperienza estetica deve contribuire all’unione e non alla dispersione, deve operare una dilatazione liberatrice e non una compressione passionale; deve colmare e alleggerire, non eccitare e appesantire”
"Aesthetics experience should contribute to union and not to dispersion, it should create a dilatation which gives you freedom and not a passionate compression;it should tranquillize and relieve, it shouldn’t excite and weigh down”
19 ottobre 2011
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